L’approfondimento di questo anno riguarda questioni specifiche e di grande attualità nell’agenda dell’arte.
Il piacere dell’arte. Vita da collezionista.
Che significa essere collezionisti oggi? Studiare, seguire le tendenze, girare il mondo, guardare all’aspetto economico, scoprire e sostenere talenti, divertirsi, affaticarsi, non fermarsi.
Tutto vero, ma essere un collezionista significa anzitutto vivere da collezionista. Quindi, fare tutto quello che si è appena detto e altro, ma facendolo con passione. Nutrendo la propria vita di quella irresistibile passione che l’arte sa far nascere. E che forse porterà lontano, tra fiere e atelier dall’altra parte del globo, o forse vicino condividendo con compagni di strada, artisti, e chi collezionista magari lo vuole diventare scelte, serate, interminabili discussioni.
Essere collezionista, insomma, vuol dire una vita piena, tra scoperte e situazioni impreviste, sorprese e qualche delusione.
E poi il collezionismo, come la vita stessa, cambia. Di generazione in generazione, di movimento in movimento, creandosi ciascuno il proprio orizzonte di interesse e la propria storia.
Abbiamo pensato di affrontare questo tema partendo da due libri appena usciti: Anna e Giorgio Fasol. Una vita da collezionisti e Emilio Bordoli. Vita da collezionista, dando voce ai diretti interessati e affiancandoli con collezionisti più giovani.
Partecipano:
Anna e Giorgio Fasol
Emilio Bordoli
Laura Pranzetti Lombardini
I parchi d’arte contemporanea in Italia: il campo largo dell’estetica della biodiversità
Il talk intende presentare i parchi italiani di scultura, sempre più numerosi e apprezzati dal grande pubblico. Sono luoghi del contemporaneo che indagano l’appassionante legame che intercorre tra arte, paesaggio e natura. Sono gallerie di lavori e capolavori a cielo aperto donati alla comunità da mecenati lungimiranti, da imprese appassionate dei talenti, da artiste e artisti visionari.
A cura di Banca Ifis
Il sostegno attivo all’arte
La cultura costa! Lo sanno bene le Istituzioni e lo sanno bene i privati, chiamati spesso a un ruolo di supplenza, che svolgono scegliendo di saldarsi a certe esperienze o sposando immagini vincenti capaci di parlare al mondo.
Più innovativo è quando un’azienda investe su un progetto culturale che non ha una fortissima visibilità, ma del quale condivide percorso e obiettivi. È la scelta per esempio della marchigiana Elica, azienda leader per le cappe aspiranti, che fa entrare direttamente in fabbrica gli artisti con le loro opere, stimolando i dipendenti a confrontarsi con la complessità dell’arte contemporanea.
Sul versante del finanziamento attivo per progetti al di fuori dell’azienda troviamo Ghella, società leader nel mondo delle infrastrutture che seleziona un numero di fotografi professionisti invitandoli a confrontarsi con i grandi cantieri aperti nel mondo per poi convergere in un libro e quelle che a oggi sono state tre mostre al MAXXI.
E a proposito di realtà statali, dobbiamo ricordare l’impegno del MIC attraverso l’Italian Council con il quale ogni anno sostiene il lavoro di artisti, curatori e studiosi. Non mancano i collezionisti che aprono al pubblico il proprio scrigno di tesori e che intendono dialogare con le Istituzioni e i grandi privati.
E poi c’è Banca Ifis, che è entrata nel vivo della scena artistica contemporanea con molti e diversi progetti, mostrando un interesse articolato nel sostegno all’arte.
Non si tratta solo di generosità, ma di buone pratiche che nascono da un autentico interesse per quella visione sghemba della realtà propria degli artisti. E da questo confronto tra percorsi, origini e sensibilità diverse nasce qualcosa – uno stimolo, una visione eccentrica – che può giovare all’azienda come alle Istituzioni.
Ospiti:
Matteo d’Aloja, Direttore Relazioni Esterne, Comunicazione e Sostenibilità Ghella
Fabio de Chirico, MIC
Marcello Smarrelli, direttore artistico di Fondazione Ermanno Casoli (Elica)
Guido Talarico, editore di Inside Art e promotore del Talent Prize
Le donne di Antonio Canova lectio magistralis di Vittorio Sgarbi
Si presentano in questa occasione , dodici sculture, tracciate ma fino a oggi disperse, di Antonio Canova. Candide come la neve, così come uscirono dallo studio romano dello scultore per il lungo viaggio verso Venezia. Per l’integrità del loro taglio esse appaiono concepite come quelle teste ideali cui Canova si applicò intorno al 1810. La perfezione dell’esecuzione rimanda allo scultore in prima persona, in almeno due casi modelli per marmi, negli altri calchi autografi “da forma buona” e cioè dalle teste di marmo di opere conosciute, con la volontà di perpetrarne la memoria.
A cura di Banca Ifis
Di che cosa parliamo quando parliamo di performance?
Sebbene la performance sia entrata da anni, e a pieno diritto, nella pluralità dei linguaggi artistici contemporanei, rimane per certi versi distante dal grande pubblico.
E non solo. Il linguaggio della performance evolve come qualunque altro linguaggio e la sua pratica si appropria di mezzi nuovi, sperimenta inedite possibilità. In una parola cresce, cambia, si sviluppa. Diventa sempre più adulta.
A partire dalla sua seconda edizione “Roma Arte in Nuvola” ospita una rassegna di performance, dando spazio quindi a un’espressine artistica non immediatamente commerciabile, che non si riduce a un oggetto, un’opera, qualcosa di vendibile.
Per la sua quarta edizione, inoltre, la performance in fiera propone un nuovo media: il suono, ospitando tre su quattro performer in agenda che lavorano sul suono e sulla voce.
Per tutte queste ragioni e per favorire una maggiore e più fertile relazione con il pubblico, abbiamo invitato i quattro performer della rassegna di quest’anno a confrontarsi in un talk.
Ospiti:
Francesco Fonassi (performance giovedì 21 h. 18.30)
Iginio De Luca (performance venerdì 22, sabato 23, domenica 24)
Lu.Pa (Lulù Nuti e Pamela Pintus, performance sabato 23 h. 18)
Francesca Cornacchini (performance domenica 24 h. 12)